Sono la quinta di sette figli di genitori che si sono tanto amati in Gesù. Ho avuto un insegnamento religioso fin da bambina perché per alcuni periodi ho vissuto con due zii sacerdoti, uno fratello di mio nonno e l’altro fratello di mio padre.
Ero una strana bambina, molto sensibile, buona e molto generosa; piena di slanci ma ero anche molto fragile e vulnerabile e tutto mi feriva specialmente se mi sentivo incompresa.
Fuori casa, a scuola o all’oratorio, ero un terremoto, capo gruppo e capo banda e a casa mi trasformavo in bambina triste e malinconica e soffrivo molto. Mi sentivo sola, impotente e incompresa e non mi sapevo difendere. Avrei voluto essere una brava bambina, ubbidiente e studiosa ma mi sentivo cattiva, disubbidiente, stupida e noiosa.
Avrei voluto la mia mamma tutta per me e non potendola avere perché si doveva dividere tra i suoi sette figli e mio papà, la rifiutavo pensando molto seriamente di non essere sua figlia. La cosa che più mi tormentava era il senso di colpa. Mi sentivo in colpa di tutto e per tutto: perchè ero brutta, avevo le gambe storte, avevo paura del buio, giocavo con i maschi, parlavo nel sonno, non studiavo, perché ero in mezzo tra fratelli più grandi che avevano sempre ragione perchè erano più grandi e tra i più piccoli che avevano sempre ragione perché erano piccoli. Tutta questa situazione ha fatto si che volessi allontanarmi da casa, cambiare aria e cosi a 12 anni, nonostante per mia mamma fosse un dispiacere, ho voluto andare in collegio. Per essere più buona, per non avere distrazioni e diventare studiosa. In effetti era una fuga dalla realtà che non mi piaceva perché non riuscivo a trovare il mio spazio. Mi è mancata molto la mia famiglia e sono rimasta in collegio per 5 anni fino a 17 anni. Ma a 15 ho conosciuto un ragazzo, che poi è diventato mio marito, e mi sono fidanzata. Avevo una grande premura di vivere, volevo anticipare i tempi e desideravo una famiglia tutta mia con un marito che mi amasse e da amare e con 5 figli ai quali dare tutto quello che ritenevo non aver avuto io. Ero una bambina immatura e impreparata, con la testa piena di sogni anche se le intenzioni erano buone. A 18 anni mi sono sposata e con mio marito abbiamo vissuto a casa dei suoi genitori. Ho subito aspettato un bambino e poi subito un altro e la mia infelicità, nonostante i miei sogni si stessero realizzando, era profonda. Mio suocero era morto nel frattempo, mio marito era molto giovane e si doveva preoccupare di mandare avanti l’azienda che il padre gli aveva lasciato ed io vivevo quasi sempre con mia suocera e cosa ancora più grave pur vivendo in casa sua a 21 anni avevo 2 figli e a 22 mi ero già separata. I miei genitori erano molto dispiaciuti per me; il mio matrimonio era un sacramento e io avevo dei doveri nei confronti dei miei figli. Così sono tornata con mio marito, a casa di mia suocera e tutto è tornato come prima, nonostante le buone intenzioni. Poi ho aspettato Lorenzo, il mio 3° figlio. L’ho profondamente amato anche se non lo volevo proprio, non era, come dire, programmato. Non ho abortito perché non sapevo o non volevo sapere come si faceva. Ma nonostante tutto quando è nato lo amavo forse più degli altri due.
Lorenzo è nato prematuro, non ero neanche al settimo mese. Ha sofferto alla nascita ed era spastico motorio. Ha comminato solo a 7 anni, dopo aver fatto diverse operazioni alle gambe e 7 anni di fisioterapia intensa. Lui spesso negli anni mi aveva detto che Dio mi aveva punito. Ora so che Gesù mi amava teneramente. Mi sono separata da mio marito di nuovo. Non volevo più vivere con una suocera e senza l’amore del mio compagno. Sono tornata a Milano, vicino ai miei genitori. Ho cresciuto i miei figli per 7 anni sola e con ristrettezze economiche. Poi mio marito mi ha chiesto di tornare a Roma e di riprovare a rimettere in piedi la nostra famiglia.
Ora so che sono stata una buona mamma. All’epoca però il senso di colpa non mi permetteva di vivere, non ce la facevo nonostante la mia buona volontà, il mio entusiasmo e la mia generosità d’animo.
Ora so che il senso di colpa e la depressione che ne derivava erano frutto del Demonio. Sono stata in cura per 4 volte a settimana e per 10 anni da una psicoanalista. Ho tentato il suicidio più volte, ho sofferto e fatto soffrire e avevo ricominciato ad essere curata da un altro medico con psicofarmaci, pastiglie a tutte le ore, analisi individuale e analisi di gruppo. A questo punto ero disperata, impotente e senza più volontà. I miei figli avrebbero voluto che tornassi dalle mie sorelle, perché per tutti ero diventata un peso, per farla breve non mi volevano vicino. Mio marito ha preso una strada che non prevedeva me nel suo futuro ed è stato a questo punto che Gesù mi hai raccolto, sporca, ferita abbandonata, mi ha abbracciato e mi ha condotto dentro la chiesa di San Nicola in Carcere, a Roma, dove la Comunità Gesù Ama si riuniva per pregare. Era un martedì, con molta tenerezza Gesù ha curato le mie ferite ed ho capito che Gesù ama tutti noi, tutti, anche me. Io ho cercato disperatamente amore per tutta la vita. Ho capito di far parte di un progetto che Gesù aveva disegnato proprio per me; un progetto d’amore e di salvezza per me e attraverso di me per tutta la mia famiglia.
Oggi a distanza di un anno, ancora mi meraviglio di quanto Gesù ha fatto per me. Raffaella, ad esempio, la mia primogenita, con la quale avevo un brutto rapporto fatto di disistima reciproca e che non voleva sentir parlare della chiesa, al punto di essersi sposata in comune, ora va in chiesa e vuole convertire suo marito, aspetta tre gemelli e gli avevano detto che non poteva aver figli e soprattutto ora ha bisogno di me, mi stima e mi vuole bene. Primo, il mio secondogenito, non voleva che portassi le sue bambine con me in Comunità, ora invece è convinto che per loro la mia vicinanza sia una cosa importante e si è convinto che Martina, mia nipote debba ricevere la prima comunione. Lorenzo il mio terzo figlio era pieno di cattive compagnie e non voleva più tornare in Italia (vive in America), ora va in chiesa la domenica, ha lasciato le cattive compagnie e pensa di tornare a vivere in Italia non appena avrà avuta la cittadinanza americana. Per quanto riguarda me, mi ero trovata a fare un lavoro che era proprio del nemico di Dio, ma poi l’azienda di cui ero amministratore unico è stata ceduta ed ho dovuto grazie al Signore, cambiare finalmente un lavoro che da anni mi opprimeva e mi faceva sentire schiava.
Ogni volta e dico ogni volta che ho bussato, Gesù mi ha aperto, ogni volta che ho chiesto Egli mi ha dato e so che il Signore continua ad usarmi per convertire tutta la mia famiglia, per portarli a Lui.