La mia testimonianza è la storia comune a tante persone, che hanno convissuto per diversi anni con un vuoto affettivo nel cuore per la perdita di una persona cara. A me questa triste esperienza è toccata nell’adolescenza, quando ho visto mia madre ammalarsi e spegnersi lentamente accanto a me. La mia mamma era una donna piena di gioia di vivere e, quando le fu diagnosticato il suo male, iniziò un cammino di preghiera e di fede, tanto che, vedendo la sua serenità d’animo, tutti credevano possibile il miracolo della sua guarigione…
Quando la baciai per l’ultima volta, in quel preciso momento, mi sentii il cuore congelarsi dentro e la terra che mi veniva a mancare sotto ai piedi nonostante sapevo di dover continuare a vivere. Si aprirono diverse fratture nella famiglia, poiché i miei nonni si trasferirono a casa di altri parenti che li convinsero a tagliare qualsiasi rapporto con me. Contattai mio padre, che fino ad allora non conoscevo perché subito dopo la mia nascita, i miei genitori si erano separati e poi divorziati, ma anche lui non volle saperne di me perché, nel frattempo, si era risposato. Di lì anche il rapporto con mia sorella andò in frantumi, poiché quando le confidai di essere andata a cercare mio padre, quello fu per lei il segno che io avevo rinnegato tutti i sacrifici che nostra madre aveva fatto per farci crescere e così anche lei mi privò di ogni possibile contatto.
Quindi, rimasi sola, sola ad affrontare il mondo, sola con tutta la mia storia dentro e con la paura di non avere più nessuno che mi proteggesse. L’unica mia certezza era quella di proseguire gli studi, perché quella era la strada che mia madre mi aveva sempre indicato come giusta per me ed io trovavo senso nella mia vita nel conseguire obiettivi da dedicarle. Così mi aggrappai agli studi, ma quando arrivavo al mio traguardo era proprio lì che scoprivo quanto ero sola, perché mia madre non c’era più. Oggi, riguardando indietro alla mia storia, mi rivedo nei momenti difficili profondamente sola, sorridente sì ma con il gelo nel cuore.
Sarei potuta ricorrere ad altri rimedi per non continuare a soffrire, ma la mia scelta è stata quella di sentire costantemente quel vuoto d’amore, che per me significava amare mia madre ogni giorno. Improvvisamente, però, l’inverno scorso tutto il mio mondo mi apparve ancora più privo di senso, perché ero ormai consapevole di aver programmato la mia vita in funzione di mia madre ed ogni mia fatica mi apparve inutile, perché vedevo che la mia vita non sarebbe mai potuta cambiare.
Di lì anche la fede e la Chiesa, che prima mi davano speranza, perché nella fede si era spenta mia madre, iniziarono ad essere persino motivo di tristezza e quando aprivo il Vangelo per chiedere una parola a Gesù per il giorno che dovevo affrontare, restavo a piangere nel silenzio della mia camera, niente riusciva a confortarmi. Allora, iniziai a domandarmi che senso aveva per me continuare a vivere, perché ormai non era soltanto la mancanza di mia madre e l’essere stata abbandonata a me stessa, ma il sopravvivere ogni giorno a quell’amara realtà che mi faceva sentire ancora più sola.
Poi, un giorno tutto è cambiato, e sento che ancora oggi qualcosa sta cambiando dentro di me, perché l’incontro con la comunità, il seminario di effusione ma soprattutto l’esperienza vissuta a Mondo Migliore ha segnato la svolta nella mia vita.