Mi chiamo Chiara e sono di San Giorgio Ionico (TA) ma vivo a Roma da 4 anni. La mia testimonianza parte da quando avevo otto anni e i miei genitori, dopo aver essersi accorti di alcuni miei continui malesseri, cominciarono a farmi fare delle visite mediche. Dopo aver visto tanti specialisti e dopo aver fatto tante analisi in diversi ospedali, mi viene diagnosticata una tiroidite autoimmune di natura ancora ignota, a cui non c’era altra soluzione, se non quella di prendere a vita delle pillole di dosaggio ormonale e sottopormi a controlli periodici ogni sei mesi. Ma il peggio doveva ancora venire!
Nell’età dell’adolescenza avevo il ciclo tre volte l’anno, senza ovulazione e questo mi portava a rimanere nel letto giorni e giorni, con fortissimi mal di testa, vomito, pressione alta, dolori ovunque. Mi sentivo diversa dalle altre ragazze, ero una ragazzina nel corpo di una “vecchia” che prendeva 5-6 medicinali al giorno per poter andare avanti. Nel 1997 incontro un noto endocrinologo di Bologna, che, dopo vari tentativi, mi prescrive una cura ormonale, grazie alla quale comincio a stare meglio: mi illusi di essere guarita, di aver finito di vagare per ospedali, ma lui mi disse con schiettezza che io non sarei mai potuta guarire, mi disse che nonostante i miglioramenti, viste le mie condizioni, non avrei mai potuto avere dei figli anche perché nel frattempo, oltre alla tiroide, cominciai ad avere dei seri problemi alle ovaie: l’ovaio sinistro era completamente atrofizzato e per il medico l’unica speranza di rimanere incinta, consisteva in una cura lunga, particolarmente deleteria per la salute, che aveva basse percentuali di riuscita. Ma ero troppo piccola per capire certe cose e poi l’idea di avere un figlio mi sembrava così lontana!! Quattro anni fa, per seguire mio marito Giuseppe, all’epoca mio fidanzato, mi trasferii a Roma sapendo che la mia vita sarebbe cambiata, ma non che questo potesse avere ancora delle conseguenze negative sulla mia salute: lo stress della grande città, la lontananza dalla famiglia, il lavoro che mi impegnava tutta la giornata, con turni di dodici o più ore, non fecero altro che aggravare la mia già precaria situazione fisica. Avevo svenimenti frequenti, palpitazioni e vampate di calore che mi svegliavano la notte, perdevo i capelli e la depressione era dietro le porte. Giuseppe preoccupato a mia insaputa, mi prenotò una visita specialistica dal primario del reparto di Endocrinologia del Policlinico Umberto I, il prof. D’Armiento. Nuovamente analisi, ricoveri in ospedale e le diagnosi peggiori: Adenoma del surrene, Morbo di Addison, i miei ormoni sembravano impazziti: il mio organismo aveva completamente distrutto la tiroide, la situazione delle ovaie si era ulteriormente aggravata, i medici paventavano un intervento chirurgico, ma non erano molto convinti che sarebbe stato risolutivo, così optarono, di nuovo per una cura ormonale, pesantissima di un anno e mezzo. Il mio pensiero tornò a quel lontano 1997. La domanda era sempre la stessa: “Potrò mai avere un figlio?”, la risposta, scontata e lapidaria: “No!” Ero messa davvero male e le controindicazioni di questa cura, per la quale avevo dovuto firmare dei consensi erano davvero terribili: ictus, infarto, tumore al seno, ecc. Avevo tanta paura, ma la voglia di un figlio era troppa! Ero sfiduciata, mi sentivo sola, aveva perso le speranze; a dire la verità non ci provavamo neanche più come all’inizio, tanto era inutile! Eppure dentro di me nel buio totale, stava prendendo forma una certezza: “Il Signore non mi abbandonerà!”
Il 19 novembre 2009, durante l’adorazione eucaristica al Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma, in un momento particolare della preghiera, Gino, uno dei membri del CNS, mi dice all’orecchio di prendere per mano mio marito ed inginocchiarmi d’avanti al Santissimo. Ero lì, d’avanti a Lui, con lo sguardo di Maria che mi fissava, tenevo forte la mano di Peppe e ho sentito il cuore uscirmi dal petto, ho preso un fogliettino ed ho scritto la mia intenzione: “SIGNORE TI CHIEDO LA GRAZIA DI UN FIGLIO”. Dopo qualche giorno, durante la preghiera comunitaria del sabato, Laura annunciava al microfono la gravidanza di una sorella e nello stesso momento un’altra sorella si avvicinò e cominciò a pregare per me. Improvvisamente mi sentii coperta da un manto di calore, mi sentii protetta. Un’emozione indescrivibile! Ero felice ma non sapevo il perché! Pochi giorni dopo, con precisione il 9 dicembre, vado all’appuntamento col prof. D’Armiento, che mi prescrive la “famosa” cura e si raccomanda di cominciarla il primo giorno del ciclo, obbligatoriamente, tanto che io andai subito in farmacia a comprare i medicinali.
Fratelli, il ciclo non mi è mai arrivato perché sono in “dolce attesa” da ormai sei mesi. Il Signore, con l’intercessione della Madonna, ha salvato la vita, mia e di mia figlia. Pensate che sia finita qui? E invece no, perché il Signore, quando compie i miracoli, lo fa, ovviamente, in maniera perfetta.
Al quinto mese di gravidanza faccio l’ecografia morfologica, come previsto da protocollo medico, all’ospedale di Grottaglie (TA) e lì il medico mi dice che tutti gli organi della bambina si sono formati normalmente, tranne lo stomaco. In quell’istante, confesso, mi è mancata l’aria: come se avessi un nodo alla gola. “Signore non è possibile, penso- anche lei con problemi di salute come me! Perché?” Visibilmente preoccupato il medico mi dice di ripetere l’ecografia nell’arco massimo di una settimana e di fargli sapere subito l’esito. Torno a Roma, con addosso un profondo senso di angoscia! Giuseppe prenota la morfologica al centro diagnostico “Artemisia”. Il sabato precedente la visita, chiediamo preghiera in Comunità. Mentre i fratelli pregavano, la bambina ha cominciato a muoversi freneticamente: non mi crederete ma non si è mai mossa così come in quel momento! I fratelli mi annunciano di non preoccuparmi perchè la Salvezza è vicina: “il Signore –mi dicono- non fa mai le cose a metà”. Rifaccio l’ecografia, sperando anche qui in un errore umano, ma il medico di questo centro, un po’ stupito, ci dice che la vecchia ecografia è stata fatta molto bene e che effettivamente lo stomaco non c’era. Nel nuovo esame però lo stomaco di nostra figlia, a soli 5 giorni di distanza (perché un organo si formi naturalmente ce ne vogliono molti di più!) c’è e si vede! Anche questa volta il Signore ha steso la sua mano potente sulla mia famiglia: noi crediamo fermamente che tutto sia opera Sua.