
Al ritorno da Madrid è ancora vivo in noi il messaggio del nostro Papa, Benedetto XVI: “voi siete la Chiesa” e ancora “testimoniate la meravigliosa avventura della fede, non vergognatevi di Gesù”. Quella di quest’anno è stata una Giornata Mondiale della Gioventù davvero particolare per chi l’ha vissuta ma come le altre, da Parigi a Roma, da Colonia a Sidney, porta un segno distintivo: la voglia di esserci, di farsi sentire, di fare rumore perché il mondo sia scosso da un annuncio potente e quindi la certezza di non essere soli, come tante “mosche bianche” solitarie ma un corpo vivo, forte, capace di cambiare la storia.
Un corpo dove la differenza è ricchezza, dove nonostante la provenienza, la lingua, il colore della pelle, ci si riconosce a vicenda nell’unico nome che salva: Gesù! Noi eravamo lì e abbiamo assistito a tutto questo. Risuonano ancora le parole del Santo Padre nella veglia a Quatros Ventos, con la pioggia e le raffiche di vento: “Giungo come Successore di Pietro, per confermare tutti nella fede, vivendo alcuni giorni di intensa attività pastorale per annunciare che Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita; per dare impulso all’impegno di costruire il Regno di Dio nel mondo, tra noi; per esortare i giovani a incontrarsi personalmente con Cristo Amico e così, radicati nella sua Persona, convertirsi in suoi fedeli discepoli e coraggiosi testimoni”. Questo è rimasto in noi, al di là delle difficoltà oggettive che questa esperienza porta con sé, la GMG non è un appuntamento qualsiasi. È l’occasione irripetibile per accogliere il Regno dei Cieli in noi. Dei diversi insegnamenti, ascoltati nei momenti di catechesi, ci portiamo dentro la frase di una mistica francese: “I giovani devono capire che la vera vecchiaia sono gli egoismi, non l’età”. Come essere allora operosi nella carità? Se siamo radicati e fondati in Cristo, se siamo consapevoli che la nostra discendenza viene dall’Alto e che abbiamo radici in Cielo, ciascuno di noi diventa la speranza seminata nel mondo. Già, perché la Gloria di Dio è un modo di vivere; essere nella Chiesa vuol dire vivere pienamente ciò che essa rappresenta, il Cristo vivo in mezzo al suo popolo. E noi giovani della Comunità sentiamo, come mai prima, che è tempo di fare nostro questo messaggio, perché essere giovani può volere dire essere già adulti nella fede. E lo abbiamo chiesto al Signore nelle preghiere comunitarie vissute sotto l’ombra di qualche parco della città, nel silenzio del cuore a riflettere su noi stessi, sul nostro sì al Signore, sul significato di appartenere alla Comunità, sull’importanza di essere luce e testimonianza per chi ci sta intorno. In questo viaggio abbiamo sperimentato che la bellezza della Gloria di Dio attira gli altri. Ecco perché la GMG ha conquistato il mondo e lo ha commosso. Noi per primi, stretti attorno al Santo Padre, abbiamo compreso che quasi come esempio della fede che non vacilla, si può resistere al sole, alla pioggia, alle difficoltà se restiamo attaccati a Gesù. In fondo chi è il vero testimone se non colui che è innamorato di Gesù? La testimonianza è un cammino mai finito, una GMG calata nella quotidianità, è un esempio di fede viva. La Comunità “Gesù Ama” è in cammino, proprio come tutti coloro che sono stati a Madrid, perché la fede, questo ha detto Papa Benedetto XVI, non si vive mai da soli, ma tutti insieme; la si vive nei Sacramenti, nelle parrocchie, nelle Adorazioni Eucaristiche, nei movimenti, nei gruppi, nelle famiglie. Torniamo a casa portando con noi, insieme alle tante digitali, quella foto scattata dagli occhi sulla Chiesa viva di oggi, contagiati dalla gioia dei fratelli di altri continenti, orgogliosi di essere l’ “orgoglio” del Santo Padre, consapevoli di essere un mattone che dà forma all’edificio della Chiesa Universale.