Dio Padre ci ha teso la Sua mano (Clara e Matteo da Sanremo)

Carissimi fratelli della Comunità,

sentiamo il bisogno di testimoniare la Grazia che Dio ha portato nella nostra famiglia, soprattutto in vista del prossimo convegno.

Io e Matteo siamo sposati dal 2000, sposati in Chiesa, ma animati fino a pochi anni fa una fede, tiepida, “pallida”. Dopo un anno di matrimonio e ripetuti tentativi di procreazione, ho chiesto sulla tomba di Padre Pio la grazia di poter avere presto un figlio e sono rimasta incinta proprio in quei giorni. Immaginatevi la felicità. Il sogno che avevo dentro fin da bambina:diventare mamma. Mentre ero incinta avevo promesso a Dio che avrei accolto con gioia ogni progetto che Egli avrebbe avuto per mio figlio ed in particolare quello della vocazione sacerdotale. Avevo molte ansie,come tutte le mamme in attesa ma confidavo nel Signore.Al compiere del sesto mese mentre il bimbo si muoveva nel mio ventre e io toccavo il cielo con un dito, è arrivata la prova: una grave gestosi e nel giro di pochi giorni mi sono trovata in pericolo di vita, io e il mio bambino.

E’ stata la settimana più spaventosa della mia vita, ero lucidissima e sapevo che stavo lottando tra la vita e la morte. Quando sono arrivata allo stremo delle forze, poco prima di entrare in coma, i medici dell’ospedale dove ero ricoverata hanno deciso di far nascere Lorenzo e io davo per scontato che Dio lo avrebbe salvato. Proprio mentre pregavo e una serenità particolare mi risollevava ecco arrivare mio marito con le lacrime agli occhi: Lorenzo non ce l’aveva fatta. Non potevo crederci. Per parecchi giorni, tra la pressione sanguigna impazzita, i farmaci, le complicazioni, ero sotto choc, pensai che non era giusto essere sopravvissuta io e non lui, pensai che sarebbe stato facilissimo morire al posto suo, e per la prima volta in vita mia non ebbi più paura della morte, ma presto da un pensiero si trasformò in un tremendo “desiderio”: sarebbe stato così facile buttarsi da quella camera di ospedale al 5° piano. Era un incubo.

Nei mesi successivi mi ripresi molto lentamente, e man mano una rabbia profonda mi avvelenò il cuore: perché Dio mi aveva fatto questo! Cominciai a pensare a Dio con odio, mi sentivo ingannata e pensai che tutto quello in cui avevo creduto come il sentirmi spesso amata da Dio, non era vero. Oltretutto la salute non accennava a tornare, e anche questo mi faceva arrabbiare ancora di più: perché Dio non interveniva!? Oltre il danno la beffa. Certe parole del Vangelo mi tormentavano: “un padre non dà uno scorpione a suo figlio”, e allora perché Dio Padre non mi aiutava!? Per diversi anni ho vissuto in questo incubo di dolore, i miei reni non funzionavano più, non si capiva cosa avessi, e mentre alcuni medici mi spronavano a mettere in cantiere un figlio, altri mi terrorizzavano con scenari spietati. Anche le cose belle e provvidenziali che mi capitavano mi facevano infuriare: pensavo che Dio si stesse divertendo con me a distruggermi. Emerse poi dopo alcune ricerche una delle cause della mia malattia: una grave infezione renale. Dopo ricoveri, interventi chirurgici e terapie farmacologiche devastanti, io arrivai all’estate del 2004 con l’ennesimo eccesso di ira verso Dio. Feci una terribile promessa a Dio Padre: “d’ora innanzi non pregherò mai più in vita mia, accompagnerò mio marito a Messa per gentilezza nei suoi confronti ma non per te, ora devi venire tu da me perché io non ti cercherò mai più!” Un mese dopo andai in vacanza con Matteo nel Gargano, mantenendo fede alla mia promessa. Un giorno, dopo una escursione in barca, vedemmo la Chiesetta di S. Francesco a Vieste aperta, entrammo per curiosità. C’erano dei canti, si stava svolgendo un incontro di preghiera di una comunità carismatica; vidi venire verso di me una ragazza e pensai: fanatica in arrivo! Ma quello che mi colpì era che lei con un atteggiamento timido e confuso mi disse che quando eravamo entrati aveva sentito di venire da noi, ed era evidente che non sapeva perché, ma io lo sapevo: Dio aveva ascoltato quello che gli avevo detto e stava venendo verso di me, una certezza forte nel mio cuore. Piansi e le spiegai in breve quello che stavo vivendo, poco dopo dei fratelli pregavano su di me e mio marito, e il passo che uscì era quello di Lazzaro che esce dal sepolcro. Da allora la mia vita è tornata a essere vita. Pochi mesi dopo andammo al seminario di effusione della comunità Gesù Ama di Roma ed è iniziato un nuovo percorso con Gesù. Con alti e bassi, con crisi e gioie. Gesù aveva promesso di liberarmi dalla croce e io faticavo a crederci, a volte lo pretendevo, oppure lo sgridavo se non stava ai “miei tempi” e a volte accettavo di portare la croce. Nel frattempo con i miei genitori, Roberta una mia amica e soprattutto con Giulia e Benedetto, fondammo le comunità di Sanremo e Ventimiglia. Il Signore aveva fatto nascere dal dolore il dono della comunità.

Quando era ormai chiaro che non potevamo diventare genitori per via dei miei reni cominciai a maturare l’idea di adottare un bimbo, ma mio marito era titubante non si sentiva pronto per un passo del genere, così feci una preghiera alla Madonna , una preghierina di pochi secondi: “Madonna Santa metto l’adozione nelle tue mani”, due giorni dopo Matteo mi chiese di fare la domanda di adozione! E dopo un tempo rapidissimo, due anni e tre mesi, siamo diventati i genitori di Miriam!! E’ diventata nostra figlia a sette mesi ed è raro poter adottare bimbi così piccoli. Ma forse quello che più ci ha colpito è che quando siamo andati a prenderla in Africa abbiamo provato a chiamarla con vari nomi, compreso quello che le avevano dato in orfanotrofio, ma lei si girava solo quando la chiamavamo Miriam, il nome della Madonna! Di nostra figlia sentiamo che “fin dal seno di sua madre” era nel pensiero di Dio.

Ora possiamo solo dire grazie Gesù, grazie Maria! Gesù sapevi che dovevamo passare dal deserto per arrivare qui, ad una bambina che aveva bisogno di noi. Scusami per non essermi fidata. Ma ora so che quando Dio promette mantiene e che le sue parole sono per sempre.

Sono Matteo e volevo aggiungere anch’io quello che ho sentito in tutto questo periodo di matrimonio, non ho mai pensato che si potesse presentare una prova di coppia così drammatica, il non poter diventare papà di un figlio nato da mia moglie, adottare? Diventare papà di un figlio di colore? Pensavo che tutti i miei familiari, fratelli, mamma, papà, non avrebbero mai accettato un figlio di colore, un bambino che arriva da un’altra parte del mondo, ma ho avuto coraggio chiedendo aiuto a Gesù, non ho mai dubitato del suo aiuto, comunque potessero andare le cose, nonostante mia moglie Clara continuasse a dire “avremo un figlio di 7,8 anni”, e piangeva e andava in crisi, io continuavo a dirle “vedrai che il Signore sa e arriverà il figlio giusto per noi “, è così è stato, é arrivata Miriam è non c’è stato proprio nessun problema con nessuno dei miei familiari e per la strada, quando la gente ci vede con Miriam, riceviamo solo complimenti, ma noi sentiamo di doverli fare a Gesù i complimenti!!!.

Clara e Matteo

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